L’esordio è un momento topico nella vita di ogni diabetico! Ci raccontiamo e vi invitiamo a raccontare il momento in cui il diabete è entrato nelle nostre vite. Ogni esordio è diverso e uguale e l'esercizio di raccontarlo può essere utile non solo per condividere l’eccezionalità e drammaticità dell’evento in sé ma anche per scoprire come a distanza di uno, cinque o cinquant’anni è possibile tornare con la memoria a quei momenti difficili con il distacco e la serenità (ma anche serena incazzatura o incazzatura e basta) che il tempo e l’esperienza regalano ad ognuno.

Il mio esordio è avvenuto a dicembre del 2008. Era un periodo che ero sempre molto stanca, ero dimagrita, continuavo a bere e a fare pipì. All’epoca frequentavo un corso di danza africana, ero brava e mi ero iscritta ad uno stage, ma faticavo a seguire il ritmo e ad eseguire i movimenti richiesti, dovevo continuamente interrompermi per bere e poi correre in bagno. Quell'anno insegnavo in una scuola dell'Oltrepò Pavese a più di 40 km da casa e ricordo che a scuola mi veniva il fiatone anche solo salendo le scale e anche parlare a lungo ai ragazzi mi portava stanchezza. In quel periodo avevo allestito nella mia classe prima un allevamento di bachi da seta, e avevo anche organizzato un laboratorio di filatura della seta con un fuso, ma solo il gesto di girare l’aspo mi faceva andare in affanno. Aspettai il primo giorno delle vacanze di Natale per andare a fare gli esami della sangue. Lo stesso giorno venni ricoverata in ospedale in chetoacidosi diabetica; avevo una glicemia superiore a 350 e un valore di emoglobina glicata di 12,6. Venni dimessi il giorno della vigilia. Uno dei miei primi pasti con bolo di insulina fu proprio il pranzo di Natale.